Alfredo Casarelli, lei ha sviluppato un modello di business che ruota attorno al concetto di aggregazione. Può spiegarci?
«La gestione moderna di un’agenzia non può prescindere da cambiamenti profondi come quello dell’aggregazione, che ha spinto il nostro settore a migliorarsi. Grazie all’aggregazione, l’agente può concentrarsi su quello che meglio sa fare: vendere case e Customer care. Non deve pensare alle questioni burocratiche e amministrative, per quello esiste una struttura ad hoc. In sostanza si azzera il rischio di impresa aumentando la marginalità, più servizi qualificati e più libertà con conseguente miglioramento della qualità di vita».
Come funziona?
«Con l’aggregazione, gli agenti operano come all’interno di uno studio associato, con spese condivise e vantaggi dal lato dei guadagni. Il modello Remax predilige provvigioni alte per gli agenti associati, che non devono focalizzarsi sulla gestione dell’agenzia ma sul contatto diretto con la clientela».
Esistono vantaggi per l’utente finale?
«Potendo contare su un operatore del tutto focalizzato sulla compravendita, chi vende e chi acquista è seguito al meglio su ogni aspetto: dalla trattativa al back office, passando per i consigli di carattere strutturale legato agli immobili, fino alla presenza di figure professionali del mondo finanziario».
Sembra un modello innovativo che fornisce un servizio completo.
«Poter lavorare con un colosso dell’intermediazione immobiliare presente a livello internazionale ha permesso di importare le migliori pratiche già esistenti, proponendole al mercato italiano, che si è dimostrato capace di recepire i messaggi innovativi. Tra questi, l’evento open house».
Di cosa si tratta?
«Con open house si intende un evento legato alla vendita di un immobile, che può essere visionato da chiunque e senza la necessità di prendere un appuntamento».
Qual è il valore aggiunto dell’open house?
«In primis, non è necessario prendere un appuntamento. Alcuni clienti impiegano fino a 2 settimane prima di poter essere ricevuti. I tempi si dilungano: un po’ per loro impegni personali, un po’ per quelli del venditore. Ma i tempi sono tutto nel nostro settore: i primi 20 giorni di vita dell’immobile in vendita sono importantissimi e con l’open house si può concentrare la visita: la concorrenza tra acquirenti è di grande aiuto. Altro elemento essenziale, la collaborazione tra colleghi».
Può spiegarsi meglio?
«Con l’open house, aumenta la possibilità di far visionare l’immobile in contemporanea e a più acquirenti presentati anche da altri colleghi, col vantaggio di poter essere assistiti da vari professionisti: ad esempio, un architetto per i dubbi legati alla struttura, un consulente mutui per le questioni finanziarie».
Come valuterebbe l’andamento del mercato immobiliare?
«È estremamente positivo. La crisi è alle spalle: il mercato cresce ad un ritmo importante ma equilibrato, insomma nessun rischio di una nuova bolla speculativa. Nel 2017, la percentuale di crescita è stata del 6%, nel 2018 dell’8%. Questo è il momento migliore per comprare e, al contempo, per svolgere l’attività di agente immobiliare».
Eppure, alcuni operatori del settore affermano che la crisi è ancora in atto.
«Non tutti i colleghi hanno avuto a disposizione gli strumenti adatti per affrontare il mercato immobiliare. Con la vision di un Colosso immobiliare Internazionale come Remax, abbiamo potuto superare i momenti difficili mettendo in campo strategie mirate: dal concetto di aggregazione, alla collaborazione tra agenti immobiliari dello stesso Brand e non, alle open house, i Last Minute casa e tali innovazioni si sono rivelate vincenti, senza dimenticare la formazione».
Quanto è importante essere aggiornati?
«Conoscenza e approfondimento rappresentano nel nostro lavoro la chiave di lettura del mercato. Non solo i numeri, ma anche le strategie comunicative e il saper maneggiare i concetti tecnici del diritto e dell’urbanistica sono essenziali per essere agenti immobiliari all’altezza. Non è la sola esperienza a contare».
L’esperienza è un valore o può essere un limite?
«È l’approccio all’attività che conta. Con l’esperienza, si ha un bagaglio culturale impagabile, da sfruttare al meglio nel lavoro. D’altro canto, mai pensare che sia sufficiente: mettersi in gioco e imparare nuove tecniche e strumenti migliorativi della propria professionalità porta i migliori risultati».